"Centro Italiano di Sperimentazioni ed Attività Radiantistiche è un Associazione Nazionale senza fini di lucro i cui iscritti operano nell'ambito del più totale volontariato, è nata allo scopo di riunire i radioamatori, radioascoltatori debitamente autorizzati, e tutti coloro che desiderano appronfondire ed hanno interesse per la radiotecnica, l'elettronica e le radiocomunicazioni in generale".
Le lettere C.I.S.A.R. stanno per Centro Italiano di Sperimentazione (ed) Attività Radiantistiche; sotto queste lettere si nasconde un nutrito gruppo di radioamatori e radioascoltatori italiani, che fanno della tecnica e della sperimentazione il proprio cavallo di battaglia, o per lo meno ci provano! L’ Associazione C.I.S.A.R. venne fondata a Roma il 13 Novembre 1981, ad opera di un gruppo di Radioamatori romani: lo scopo era quello di portare avanti alcuni esperimenti delle bande VHF e superiori, attraverso la sperimentazione di una serie di ponti ripetitori collegati tra loro. Lo stesso Statuto Costitutivo cita la finalità di “riunire i radioamatori interessati alle ricetrasmissioni in generale ed in particolare sulle alte frequenze (VHF UHF SHF), promovendo ogni lecita attività sociale di istruzione e sperimentazione professionale, culturale, ricreativa”, ed inoltre propone di “istallare e gestire, nei limiti ed alle condizioni fissate dalle disposizioni normative, ponti radio ripetitori, ed il collegamento tra gli stessi in dorsali nazionali”; ma, accanto a ciò, ci era, e continua ad essere, la ferma intenzione di “promuovere la collaborazione dei radioamatori e tutelare gli interessi dei Soci per quanto attiene l’attività specifica di radioamatore”. Questo volevano i suoi fondatori e i soci che, da subito, presero parte al sodalizio. E questo veramente fu immediatamente realizzato: non passarono che pochi mesi, che venne progettata e realizzata una rete di collegamenti tra alcuni ponti ripetitori VHF (145Mhz), mediante una dorsale di radiocollegamenti in UHF (432 Mhz) che attraversava tutta la penisola, sulla falsariga di uno schema di ponti ripetitori televisivi. Stiamo parlando del 1981; anche se sembra ieri, ciò che era stato realizzato non solo riscosse una immediata eco di applausi, ma sembrò la soluzione ideale per dare uno spunto di vitalità a bande che erano è poco considerate dai radioamatori. Si parla di un periodo in cui la attività in queste frequenze era per lo più, ad uso esclusivo della banda laterale (SSB). Le antenne utilizzate in UHF erano direttive, e a polarizzazione orizzontale; non vi erano quelle ottime antenne che oramai vengono sfoggiate da tutti con naturalezza, quelle belle omnidirezionali a 6 o 7 sezioni collineari, che guadagnano decine di decibel! Chi si ricorderà, in quei periodi, ove anche l tranquillità e la poca affluenza permetteva, si potevano effettuare collegamenti tra regioni diverse italiane, con i piccoli ricetrasmettitori da palmo VHF. Il grande interesse per questo tipo di attività ebbe perfino uno strascico televisivo, quando un allora giovane Pippo Baudo ricevette, durante una trasmissione della Domenica IN, alcuni di questi super tecnici, che dimostrarono un collegamento dagli studi di Roma, con Ischia e Treviso, con piccoli ricetrasmettitori portatili, e spiegarono il funzionamento e le finalità di una simile installazione. Anche in questo, il C.I.S.A.R. di strada ne ha fatta tanta; ma soprattutto, l’ha fatta in salita! Infatti, dopo un periodo di tranquillità, cominciarono a manifestarsi alcuni inconvenienti, definirei, di natura pseudo-legale, che costrinse questa Associazione ad interessi a qualcosa che poco a che fare con la pura sperimentazione tecnica, ma, sotto taluni aspetti, doveva pur interessare una Associazione che cominciava in pochissimi giorni a contare centinaia di soci. Ben presto, ci si accorse che, per una serie di ragioni che nessuno ancor oggi ha compreso, tale utilizzo delle apparecchiature veniva ostacolato da alcuni organi del Ministero delle Comunicazioni.
Come tutti dovrebbero sapere, la nostra attività è regolamentata dal Testo Unico del Regio Decreto nr. 645 del 1936, cu fece seguito il D.P.R. nr.1214 del 1966, e successivamente sostituito dal più recente D.P.R. nr. 156 del 29 Marzo 1973. In particolare, questo testo del D.P.R. fa riferimento ad un imminente Regolamento di Attuazione, mai pubblicata.
In soldoni, il Ministero delle Comunicazioni (ex Poste e Telecomunicazioni), costrinse i radioamatori italiani a sottostare ad alcune regole, come l’ autorizzazione al funzionamento, e la non collegabilità tra loro. Proprio per questo, ed altri motivi, il C.I.S.A.R. si vide costretto a fare qualcosa.
Grazie all’interessamento di alcuni suoi soci, e soprattutto grazie alla genialità e alla ottima preparazione legale di I0UPL Ugo Pellegrino, venne preparato un testo di Legge che, una volta portato e votato in Parlamento, potesse rendere giustizia allo stato di incertezza in cui tutt’oggi vive il radioamatore italiano. In effetti i soli articoli330 – 331 – 332 – 333 del famoso D.P.R. nr 156 del 29 Marzo 1973, poco dicono, se proprio nulla, in merito ai diritti e doveri del radioamatore italiano, lasciando – di fatto – un vuoto, colmato di volta in volta dai vertici delle Direzione Centrale dei Servizi Radioelettrici del Ministero delle Poste, con l’emanazione di circolari pseudo-legislative, di nessun valore giuridico.
La stessa introduzione delle Licenze Speciali in Italia, venne fatta in maniera arbitraria, perché nessuna Legge ne prevede l’esistenza, o dà al Ministero la facoltà di farlo.
L’unica cosa che dovevano avere era un regolamento di Attuazione, previsto dai D.P.R. sopra citati, mai venuto alla luce!